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STRAPPARE LUNGO I BORDI

  • Alice Larocca
  • 29 nov 2021
  • Tempo di lettura: 3 min

“Strappare lungo i bordi” è la prima serie animata e scritta da Zerocalcare.

La serie si è diffusa grazie a Netflix in 190 paesi e di conseguenza c’è stata una traduzione in inglese,francese e spagnolo del romanesco di Zerocalcare.

Dopo sei giorni dalla sua uscita, Strappare lungo i bordi è la serie numero 1 in Italia, un risultato strepitoso e assolutamente inaspettato dal suo creatore.

Ma chi è Zerocalcare?

Zerocalcare è uno pseudonimo di Michele Rech, celebre fumettista italiano che ha scritto, disegnato e diretto la serie. La serie è quindi sua, proprio perché racconta la sua storia.

Racconta di Zero, il protagonista della serie, che insieme agli amici Sarah e Secco, parte per un viaggio in treno, durante il quale racconta le sue paranoie e ansie quotidiane, che anche tutti noi viviamo e possiamo comprendere.

Racconta aneddoti della sua vita, dall’infanzia fino alla sua adolescenza, c’è sempre l’intervento sarcastico del personaggio dell’Armadillo, personificazione della sua coscienza.

Zero è un personaggio che vive una vita in preda alle ansie e alle sue ricorrenti paranoie su tutto, anche sulle più effimere delle cose che si trova costretto ad affrontare. Lui vorrebbe una vita immutabile, è enormemente spaventato dai cambiamenti perchè non sa come affrontarli.

Sarah è l’amica responsabile e razionale capace di dare buoni consigli a Zero, Secco invece è quel personaggio che manifesta una totale indifferenza nei confronti delle conseguenze future delle proprie azioni, che dice le cose in faccia.

C’è sempre uno sfondo malinconico, ma a volte rotto da battute ciniche, c’è quindi un giusto equilibrio tra dramma e comicità.

Nella serie di Zerocalcare succede che il protagonista, nel raccontare della sua vita, tratta temi in cui tutti ci rivediamo.

Ad esempio l’egocentrismo di Zero, che è evidente, infatti tutti i personaggi sono doppiati da Michele, dando voce ai suoi stessi fumetti, con il suo accento romano molto marcato, immedesimandosi in ognuno dei singoli personaggi.

Lo stile che adopera è colloquiale, semplice, vero e spontaneo,anche se da molti è stato accusato di fare un uso esagerato di turpiloquio.

Michele Rech ha scelto di dare alla serie il titolo di “Strappare lungo i bordi”, facendo una metafora con la vita di ognuno di noi.

Strappare lungo i bordi delle figurine, di confezioni o di fogli che solitamente hanno già la traiettoria tratteggiata da seguire per strappare precisamente, senza sbagliare è la metafora della vita, cioè della direzione che può prendere la nostra vita.

Strappare lungo i bordi e scegliere la strada giusta, che spesso è difficile da percorrere, a causa di imprevedibili imprevisti e di difficoltà davanti a cui ci ritroviamo continuamente.

A mio parere, la serie è fatta molto bene perché riesce a fare ridere, con l’immancabile ironia dei personaggi ma allo stesso tempo riesce a farci soffermare su aspetti all’apparenza scontati della vita di tutti i giorni. Fa riflettere e insegna tanto, su come per esempio per conoscere una persona ci vuole tempo, perchè spesso quello che vediamo all’apparenza è solo una piccolissima parte della vita di una persona, quando ce ne sono altre mille che la completano e che non emergono.

Che è sbagliato fare il confronto con le vite degli altri, che sembrano perfettamente ritagliate, ma solo perchè le vediamo da lontano.

La serie ha un finale aperto, a libera interpretazione, quello che ho interpretato io è che anche se la vita sta prendendo una brutta strada, c’è sempre un modo per cambiare il corso degli eventi, anche con l’aiuto delle persone che ci stanno più vicine, perchè c’è sempre una speranza.



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