“SUL PENSIERO”
- Sara Altafaj e Sara Corcione
- 18 apr 2022
- Tempo di lettura: 3 min
SC: ¿Qué es pensar? Pensar es como mirarse al espejo: un reflejo.
SA: E se il riflesso non fosse nitido? E se fosse come l'acqua, le onde...non chiaro, eppure apparentemente limpido?
SC: Entonces eso explicaría las diferentes ideas y pensamientos, con sus múltiples matices.
SA: Come l'acqua cambia forma e colore...il pensare può tingersi di scuro, di nero. Io non so cosa sia, ma so come appare ai nostri occhi: qualcosa di indefinito e incostante, a cui siamo legati in mille modi e con mille mezzi.
SC: Y aún así es parte de nosotros, nosotros lo creamos y a su merced estamos.
SA: Ebbene, ti dirò che non siamo le prime a porci la questione. Fin dall’antichità, “cogito ergo sum”: pensare ci permette di esistere, e probabilmente esistiamo per pensare.
SC: Cierto es. Si no pensáramos ya ves: todos bacterios y aquí no me ves.
Es extraño este pensar, nos engaña con su continuo cambiar.
SA: Io mi interrogo, mi ritorco intorno a un punto fisso nel vuoto. È immobile, eppure non riesco neanche a sfiorarlo. Mi chiedo se, in fondo, ci inganna per il bene o per il male.
SC: ¿Para bien o para mal? Ése es el dilema del pensar. Pero creo que su intención es enseñarnos las cosas por como son, adaptando la enseñanza a cada alumno para que el oyente se interese y se vuelva buen entendedor.
SA: Se si rivelasse nella sua vera forma, non gli sarebbe necessario ingannare. Se veramente lo dominassimo nella mutevolezza delle sue forme, allora nessuna di esse prevarrebbe sul nostro io. Ma vivono in simbiosi, e ciò spiega perché dobbiamo accettare le sue metamorfosi.
SC: Si se revelara por como es realmente, nos asustaría y nos alejaríamos de él, cosa que nos haría caer en el puro instinto primitivo, animal.
SA: E allora come facciamo ad essere veri noi, almeno, se tutto il resto sembra diventare cenere al minimo tocco?
SC: Mientras sigamos pensando, existiremos, si somos reales o no, en fin de cuentas, tampoco importa. Piensa que hoy en día se ha vuelto real un mundo paralelo, el de la tecnología, que realmente no existe.
SA: Ma se non esistesse non saremmo dipendenti da esso...o sí? In fondo, se ci pensiamo bene, noi vogliamo e dobbiamo pensare, checché se ne dica. Io sento un vincolo, non posso negarlo, ma è tutto nella mia mente: una mente che si lacera da sola, crollando sotto il peso di tanti interrogativi senza domanda e di tante parti che non combaciano.
SC: En ese caso me temo, querida mía, que no tendríamos tales preguntas en nuestra cabeza, porque nuestras cabezas estarían vacías. No dependeríamos del pensamiento, es cierto, pero entonces seríamos esclavos de nuestras pulsiones, seríamos exactamente iguales a las demás especies. O quizá seríamos menos que ellas, porque las demás tienen otras cualidades: el murciélago tiene un sónar, el zorro es extremadamente astuto. Nosotros no seríamos nada, sólo presas a disposición de cualquier depredador. Sin el pensamiento estaríamos acabados, sin esta cosa que no sabemos qué es pero de la que dependemos, seríamos sólo materia.
SA: Magari l'azione di pensare dovrebbe essere vista da un punto di vista diverso: magari, e dico magari, rigirare intorno allo stesso chiodo, danzarci attorno come Paolo e Francesca in un vortice di dubbi e di insicurezze ci rende umani. Magari siamo intrisi di tutte queste insicurezze e trepidanti di fronte alle porte che ci si aprono davanti perché semplicemente pensiamo con entrambi il cuore e la testa. E forse siamo nel loro stesso vortice senza saperlo. Però è un bellissimo vortice, non trovi?
SC: Desde luego, porque, como bien has dicho, bailar en este vórtice sin fin, entre la lógica de la mente y la sensibilidad del corazón, nos caracteriza y nos diferencia, de las otras especies y de los otros componentes de nuestra misma familia. Es este vórtice, esta duda, esta inquietud que nos trae el contraste entre el pensamiento y el sentimiento lo que nos quita el sueño y, a la vez, lo que nos da las ganas de soñar siempre.
SA: Credo che potremmo concludere senza farlo veramente, perché se incatenassimo i pensieri come incateniamo le parole, la matassa sottile e al contempo intricata della nostra psiche non farebbe altro che avvolgere anche noi. Ho la sensazione che, alla fine, rimarrà un vuoto che non si può colmare con i suoni, ma solo con i ragionamenti, le sensazioni, le emozioni, le frasi non dette e quelle che non aspettano altro che essere pronunciate. Alla fine, rimarremo noi e i nostri pensieri.
SC: Así es, gracias por tan ameno debate, te dejo con tus pensamientos mientras yo me voy con los míos.
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