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IL LICEO DI UNA VOLTA: INTERVISTA ALUMNI

  • Helena Castellano Vázquez
  • 25 mag 2021
  • Tempo di lettura: 2 min

RAFFAELE MÁRQUEZ GOVONI, 51 anni, promozione 1983-1987, Copparo (FE), Economista con ruolo dirigenziale in ambito bancario.


Quale fu il motivo per cui iniziò a studiare in questo liceo?

Mia madre è italiana e mio padre spagnolo. Quando vennero a vivere a Barcellona, per far sì che potessi studiare anche la lingua materna, decisero di iscrivermi alla scuola italiana.


Che consiglio darebbe al Raffaele di quell'età? Cosa le sarebbe piaciuto sapere?

Gli direi che studiasse di meno, perché studiavo troppo! Probabilmente gli consiglierei anche di non aver fretta, perché quando uno è giovane vuole subito mettersi a lavorare e diventare indipendente. Con il tempo ho imparato che bisogna godersi anche un po' la vita, perché passa molto velocemente.




Ci potrebbe raccontare qualche aneddoto?

Ricordo che andammo insieme ad alcuni compagni del liceo a vedere il concerto del grande cantante Franco Battiato, che è morto poco tempo fa. Durante il concerto, mentre cantava una canzone, iniziammo a gridare il suo nome: Franco, Franco, Franco! Molta gente non sapeva che si chiamasse così, e quindi iniziarono a fischiarci perché pensavano che eravamo dei ragazzi di orientazione fascista e che ci riferivamo al dittatore Franco. L'episodio fu così clamoroso, che il giorno dopo uscimmo persino sui giornali!

Ricorda qualche professore in particolare?

Sì, certo. Il grande prof. Carlevaro, che ci lasciò qualche anno fa, la prof. Esteban, i prof. Umile, il prof. Borean e il prof. Zorzanello. Erano tutti professori bravissimi e preparati che avevano passato delle selezioni molto accurate per poter insegnare all'estero.

Ricordo che il nostro professore di latino, ci fece imparare addirittura una poesia in latino che ancora oggi potrei recitare a memoria. Sono quelle poesie che impari da piccolo e non dimentichi mai.

Tra l'altro io ho un legame particolare con la poesia dovuto alla presenza in famiglia di un famoso poeta futurista, Corrado Govoni. Egli dedicò al figlio Aladino il poema "La fossa carnaia ardeatina" poiché, al termine della Seconda Guerra Mondiale, fu una delle vittime fucilate a Roma nel famoso tragico episodio delle Fosse Ardeatine.


È soddisfatto della formazione che ha avuto?

Sì, sono molto soddisfatto. Probabilmente, se tornassi indietro, frequenterei di nuovo questo liceo. In particolar modo per le conoscenze umanistiche che ho acquisito in letteratura, filosofia, latino, ecc.

D'altra parte, conobbi quelli che ancora oggi considero i miei migliori amici, con cui siamo ancora in contatto.


Quale momento tra tutti i vissuti le è rimasto più a cuore?

Probabilmente tutte le uscite che facevamo nella settimana bianca o nei viaggi di fine corso.

In quarta liceo andammo a Roma, e potetti toccare perfino Giovanni Paolo II in un ricevimento che fece alla scuola. Sono quei viaggi in cui stai 24 ore su 24 con i compagni; insomma non è come andare a scuola, sentire la lezione e poi andar via.

Ricordo anche che facemmo due opere di teatro: "Io Claudio" e "Los Reyes Malditos". Ci vestimmo con abiti dell'epoca e nell'Aula Magna facemmo la funzione. Fu un'esperienza indimenticabile.


Foto di Raffaele insieme ai suoi compagni di classe al di fuori dell'Aeroporto di Roma durante il viaggio di fine liceo.


Volantino dell'opera teatrale

"Los Reyes Malditos".

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