IL LICEO DI UNA VOLTA: INTERVISTA ALUMNI
- Helena Castellano Vázquez
- 25 apr 2021
- Tempo di lettura: 3 min
Aggiornamento: 26 apr 2021
MARINA CARDONE, 80 anni, promozione 1955-1959, Napoli, laureata in Giurisprudenza presso l'Università "La Sapienza"di Roma.

Qual'è il motivo per cui iniziò a studiare nel liceo?
Venni da Napoli a Barcellona con la mia famiglia, con mio padre, mia madre e mia sorella, perché mio padre fu incaricato della cattedra di Matematica e Fisica nel liceo Amaldi. Quindi ci trasferimmo qui per degli anni, poi rientrammo in Italia, non più a Napoli ma a Roma, dove frequentai l'università. Mi ricordo che all'inizio io volevo restare a Napoli, piangevo tanto perché venivo da una città molto rumorosa e vivace, e l'impatto fu per me significativo. Poi però mi adattai velocemente, la scuola mi piaceva e mi sentii subito a mio agio.
Com'era il liceo a quei tempi?
Le classi erano frequentate da pochi alunni, le aule erano piccole, però c'erano buoni professori molto preparati. Tra l'altro io ebbi come professore mio padre, che per non fare ingiustizie, mi faceva interrogare dai miei compagni e quando c'erano i compiti in classe, preparava dei problemi da estrarre a sorte, in modo che io non potessi sapere minimamente la loro soluzione.
In classe eravamo maschi e femmine insieme, ma al patio ci separavano.
Le ragazze eravamo nel giardinetto dell'edificio principale e i ragazzi, invece, nel giardinetto dell'edificio di fronte, dove adesso c'è l'Istituto Italiano di Cultura.
Quando terminò il liceo, mantenne il contatto con qualcuno dei suoi compagni?
Sì, per molti anni. Dopo la laurea, decidemmo con il mio fidanzato di allora, che poi era un compagno di classe, di ritornare in Spagna e ci sposammo qui a Barcellona.
Dopo sposati, riprendemmo il contatto con i compagni che ancora risiedevano qui.
Tutt'ora ho un contatto con un compagno di classe, che poi è diventato socio di lavoro di mio marito.

Foto di Marina (nº9) insieme ai suoi compagni di classe
nell'attuale palazzo della Casa degli Italiani.
Le viene in mente qualche aneddoto in particolare?
Un aneddoto un po' buffo riguarda il mio professore di Spagnolo di allora, che aveva la mania di metterci i "voti con sombrero". Se l'interrogazione non ti era andata molto bene diceva: "5 con sombrero! Se rispondi meglio la prossima volta, ti tolgo il sombrero". E quindi tutti in coro dicevamo: "Professore, ci levi il sombrero!" Ci faceva molto ridere, soprattutto a me che venivo dall'Italia e non avevo mai sentito questa storia del voto con sombrero.
All'epoca le donne continuavano i suoi studi dopo il liceo nella stessa percentuale degli uomini? Non tutte le donne della mia generazione continuavano gli studi universitari o cominciavano a lavorare fuori casa. Avevamo un ideale limitato, e soprattutto eravamo concentrate nel matrimonio e la famiglia. Comunque noi fummo la prima generazione che cominciò a lottare per l'uguaglianza dei sessi e l'indipendenza della donna. Mi ricordo che nel Maggio del '68 a Parigi ci fu una lotta femminista dentro della lotta politica generale che tutt'ora continua. Era una lotta per rivendicare lo stato della donna, molto denigrato in generale, per poter ottenere una rivincita nella società.
Guardando indietro, ritornerebbe a frequentare questo Liceo? Perché?
Lo rifarei perché questo liceo mi dette una buona preparazione, e perché, conoscendoci un po' tutti, io mi sentivo in famiglia.
Infatti, i miei figli Marco e Patrizia hanno frequentato la scuola italiana, e adesso anche mia nipote Claudia. Sono oramai tre generazioni, quattro se consideriamo anche mio padre.

Foto di classe dell'anno 1959 (4ª Liceo). In ordine da sinistra a
destra: ex marito, padre e Marina.
Per finire, che consiglio darebbe a noi giovani?
Beh, è difficile dare consigli, però io vi raccomanderei di non distogliervi dallo studio, godervi quest'età perché non torna, e trarre profitto da questo Liceo che vi offre un' ottica maggiore e una buona esperienza di vita.
Per vedere il video dell'intervista consultate il seguente link: https://youtu.be/cnv2c-mju9A
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