Ma perché ci serve la ricreazione?
- Alice Larocca
- 19 set 2022
- Tempo di lettura: 2 min
Quante volte ci è stato detto che durante lo studio bisogna prendersi una pausa?
Troppe poche volte!
Affinché la produttività aumenti e la concentrazione sia efficace e duratura, la mente ha bisogno di respirare e disconnettere.
La nostra testa funziona un po’ come il nostro cellulare: quando cerchiamo di scaricare l’ennesima fondamentale applicazione, spesso non c’è lo spazio sufficiente per farlo. Allo stesso modo, quando la nostra testa si ritrova piena di informazioni da rielaborare e consolidare, lo spazio per assorbire nuove nozioni si esaurisce.
Senza un rinfresco, il nostro cervello non funziona in modo produttivo, la stanchezza, l’affaticamento e il cattivo umore sono nemici della concentrazione e portano infatti all’indebolimento delle energie e della motivazione.
Lo sapevate che la mente di un adulto riesce a mantenere l’attenzione per 1 ora, mentre quella di un adolescente soltanto per 40-45 minuti? Non me lo invento io, é scientificamente provato.
Queste osservazioni giustificano il bisogno di pause e interruzioni occasionali dallo studio e esercizi che tengono impegnato e sotto sforzo il nostro cervello.
Si potrebbe pensare che queste riflessioni siano frutto di studi recenti, ma, per essere più precisi, già l’aveva detto il celebre retore latino Quintiliano. L’opera in cui espone le sue riflessioni riguardo questo tema è l’ Institutio Oratoria composta intorno al 96 d.C. con il fine di educare il perfetto oratore. Molto moderna per i suoi tempi, è considerata infatti il primo trattato di pedagogia della storia.
Quintiliano ci ricorda così l’importanza delle pause ricreative:
Danda est omnibus aliqua remissio, non solum quia nulla res est quae perferre possit continuum laborem, atque ea quoque quae sensu et anima carent, ut servare vim suam possint, velut quiete alterna retenduntur, sed quod studium discendi voluntate, quae cogi non potest, constat. Itaque et virium plus adferunt ad discendum renovati ac recentes et acriorem animum, qui fere necessitatibus repugnat.
Bisogna concedere a tutti gli allievi qualche pausa, non solo perché non c'è nessun essere che possa sopportare una fatica continua - e anche quelle cose che sono prive di sensibilità e di anima, per poter conservare la loro efficienza, si distendono per così dire con intervalli di riposo , ma perché il desiderio di imparare si basa sulla volontà, che non può subire costrizioni. E così, rinvigoriti e messi a nuovo, gli studenti mettono nell'imparare più forze e un'attenzione più viva, che generalmente si ribella alle imposizioni.
Modus tamen sit remissionibus, ne aut odium studiorum faciant negatae aut otii consuetudinem nimiae.
Le pause tuttavia abbiano un limite , perché non generino odio verso gli studi, se negate, o abitudine all'ozio, se eccessive.
(Institutio Oratoria, paragrafo 9-12, libro 1, capitolo 3)
Cerchiamo di mettere in pratica gli insegnamenti di Quintiliano, si noteranno i risultati…
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