Oggi: La scuola d’ieri e di oggi
- Margherita Ferrari
- 15 nov 2021
- Tempo di lettura: 3 min
15 novembre 1859
Sarà capitato sicuramente di sentire nei corridoi o anche in classe, commenti di lamentele verso alcune materie come filosofia e latino. Perché noi facciamo queste materie che nelle scuole spagnole sono, nella maggior parte degli istituti, opzionali? Vi siete mai chiesti perché il sistema scolastico italiano é diverso da quello spagnolo o degli altri stati europei?

Le riforme della scuola si portano dietro un bel bagaglio pieno di storia e diverse figure che diedero una svolta alla concezione di scuola che si aveva un tempo.
Quelle storicamente piú rilevanti, che ritroviamo magari descritte in qualche paragrafo nei nostri libri di storia, sono la riforma Gentile, effettuata nel 1923, la quale modificó a sua volta la Riforma Casati promulgata un 15 novembre 1859 nel Regno di Sardegna, dopo l’Unitá estesa in tutta Italia.
La Riforma Casati cercava principalmente di allontanare l’istruzione della Chiesa, cercando un sistema educativo più laico, avendo però uno stampo elitario: più anni erano destinati all’educazione secondaria e universitaria, le elementari erano composte da quattro anni in confronto agli undici od otto anni totali di studi secondari e università.
C’era una distinzione netta tra l'istruzione secondaria classica di secondo grado e quella tecnica. La prima era formata da ginnasio, cinque anni, e liceo, tre anni, che permettevano allo studente di entrare in tutte le facoltà universitarie. Quella tecnica era invece formata da due cicli di tre anni, gli studenti potevano solo accedere alle facoltà di scienze matematiche, fisiche e naturali.
Si incluse anche l’obbligo scolastico per i primi due anni delle elementari, non si stabilí peró nessuna pena per chi non rispettasse questo provvedimento, quindi non fu abbastanza per combattere contro l’analfabetismo nel paese, il 97% della popolazione.
Passando alla prima nominata: la Riforma Gentile. Essa fu incaricata da Mussolini a Giovanni Gentile ministro della pubblica istruzione e filosofo dell’epoca.
Uno dei punti salienti della riforma era l’obbligo scolastico fino ai quattordici anni, i bambini avrebbero assistito tutti alla stessa scuola per cinque anni, la scuola elementare, e poi avrebbero dovuto scegliere tra quattro opzioni: il ginnasio, di cinque anni, che dava poi accesso al liceo classico e scientifico, simili a quelli di oggi; l’istituto tecnico, di tre anni seguito da un istituto tecnico superiore di quattro anni; l’istituto magistrale, di sette anni e la scuola complementare di avviamento professionale, di tre anni, per la quale non si prevedeva la continuazione agli studi.
Questa struttura rifletteva in pieno le idee di Gentile, la superiorità delle discipline umanistiche, il liceo classico era ritenuto quello più completo, gli altri erano considerati inferiori o incompleti, e la concezione che egli aveva dello studio superiore come cosa per pochi. Questo si notò nell’imposizione di un maggior numero di esami per passare da un ciclo all’altro, che rendeva molto più difficile l’accesso alle scuole superiori, in particolare al liceo classico. Esso era destinato a una molto ristretta parte della popolazione e chi si poteva permettere le alte quote: i figli dell’alta borghesia e una minima parte delle altre classi sociali, la parte dotata per gli studi. I figli del ceto medio potevano accedere al liceo scientifico e tecnico, il resto della popolazione, la maggioranza, non continuavano gli studi dopo i quattordici anni.
La riforma Gentile rimase in atto fino al 1962, anno nel quale si diede attuazione al’art. 34 della Costituzione "La scuola è aperta a tutti" rendendo obbligatoria e gratuita la scuola i primi otto anni. Questo é stato l’inizio di tante riforme che hanno il difficile compito di definire il sistema scolastico e quindi plasmare le generazioni future.
Interessante è il dibattito nel quale si ragiona sugli effetti di queste “antiche” riforme sul sistema scolastico di oggi.
È ancora presente nelle scuole italiane questa valutazione delle materie umanistiche a discapito di quelle scientifiche? Alcuni potrebbero affermare di sì, che alla scuola mancano infrastrutture che rendono complicato l'insegnamento di materie scientifiche “Non si può insegnare una lingua straniera come si insegna il greco e il latino, così come non si può insegnare biologia come si insegna la storia.”¹ Altri peró risaltano come i provvedimenti per cambiare ció siano non adeguati e stiano sotterrando le materie classiche come storia e italiano le quali talvolta sono classificate come non utili per il mondo lavorativo.
Da questo commento si apre un’altra grande discussione, dovrebbe essere la scuola piú indirizzata al mondo del lavoro oppure lasciarci questi anni per impararare, crearci passioni e interessi prima di entrare nel mondo degli adulti?
¹ Il Becco,20 Aprile 2021, citazione da La lunga mano della Riforma Gentile sulla scuola italiana di DIECI MANI, con Alessandro Zabban
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